Gustave Caillebotte, un impressionista moderno
di Giuseppe MASSIMINI
Novanta opere in mostra alla Fondation Pierre Gianadda a Martigny
Merita attenzione la grande mostra Gustave Caillebotte, Impressionista e moderno, aperta fino al 21 novembre alla Fondation Pierre Gianadda a Martigny. Completa il ciclo espositivo sull’impressionismo iniziato nel 1993 con Edgar Dégas. La mostra, curata da Daniel Marchesseau, ripercorre con una novantina di tele dipinte tra 1870 e 1894 e concesse da prestigiosi musei europei e da diverse collezioni private, tutta la vicenda creativa di questo straordinario impressionista francese, ancora poco conosciuto, scomparso a soli 45 anni. Nella sua breve carriera, Gustave Caillebotte (1848-1894) ha saputo registrare i cambiamenti del modo di vivere nella capitale francese e l’evoluzione del suo tempo con una radicale modernità. Basta fermarsi davanti a Les raboteurs de parquet (Museo d’Orsay) e Le pont de l’Europe (Petit Palais, Ginevra). Dipinge vedute a volo d’uccello “delle grandi arterie parigine, cattura scene della tranquilla vita borghese e, non senza un certo realismo derivato da Manet, si sofferma sulla dura quotidianità della classe operaia rappresentata nel celebre dipinto Les peintres en bâtiment. A 25 anni, nel 1974, alla scomparsa del padre eredita una notevole fortuna che usa non solo per le sue ispirazioni, ma anche per sostenere alcuni amici pittori (Manet, Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley…) dei quali acquista diverse opere; una collezione che decide molto presto di destinare al Museo del Louvre. Partecipa assiduamente ai vari appuntamenti impressionisti e si rivela con alcune tele emblematiche di una originalità sorprendente.
Alla seconda esposizione degli impressionisti (1876) si mostra particolarmente sensibile al fascino dei giardini, all’allegria degli sport nautici e ai piaceri del plein air. Oltre a Les Raboteurs de Parquet (1875), il Musée d’Orsay si è privato di molti altri capolavori fra cui Portrait de l’artiste (1892), Henri Cordier (1883) e, in particolare, di tre tele provenienti dal recente lascito di Marie-Jeanne Daurelle e che la Pierre Gianadda ha il privilegio di presentare per la prima volta fuori dalla Francia: due ritratti di Jean Daurelle Fondation (1887) e uno di Arbre en fleurs (1882). Tra le opere in mostra c’e ne una molto rappresentativa,Autoportrait au chevalet (1879), in cui l’artista si propone come pittore e collezionista, tavolozza alla mano davanti al cavalletto, con il fratello Martial che legge sullo sfondo seduto su un divano sopra cui si riconosce il Moulin de la galette (1875) di Renoir che egli aveva acquistato direttamente dall’autore. Chiude il percorso una scelta di opere degli ultimi anni della sua attività: spicca Régates à Argenteuil (1893). Visitata la mostra siamo sempre più convinti che il nome di Gustave Caillebotte può essere inserito tra i grandi maestri della pittura impressionista. Anche se con grande ritardo.