Arte | Guccione e Perilli, ai confini dell’astrazione

Arte | Guccione e Perilli, ai confini dell’astrazione

di Giuseppe MASSIMINI

Al Mart di Rovereto l’inedito confronto tra due artisti del secondo Novecento

Prosegue al Mart di Rovereto l’inedito confronto tra due artisti del secondo Novecento. Dopo i pittori Leonardo Cremonini e Karl Plattner è ora la volta di un’altra coppia di artisti, Piero Guccione e Achille Perilli, due personalità molto distanti tra loro nel modo di fare pittura. Percorrendo strade diverse i due artisti, spiega Sgarbi, “si sono mossi verso l’astrazione, con esiti apparentemente opposti, tanto da apparire il primo un campione della figurazione, il secondo dell’astrattismo.” Viaggiando “su binari paralleli: l’uno immerso nella luce e nel colore, l’altro imprigionato nel disegno” entrambi hanno perseguito “una idea di infinito”. La mostra, Piero Guccione e Achille Perilli. Ai confini dell’ astrazione, da un’idea di Vittorio Sgarbi, Lorenzo Zichichi, a cura di Marco Di Capua e di Daniela Ferrari, fino al 9 gennaio 2022, fotografa la complementarietà di due ricerche, apparentemente lontanissime ma riconducibili non solo alla più pura astrazione ma anche al rigore formale e alla stessa forma di pittura. Sia Guccione sia Perilli si formano negli anni del grande dibattito tra realismo e astrattismo; uno scontro tra fronti opposti, sospinto anche da importanti pressioni ideologiche e politiche. La pittura di Piero Guccione (Scicli 1935-Modica 2018) si concentra sulla luce e sull’assoluta immobilità del mare. Legato alla sua terra d’origine, la Sicilia è vissuto nella Roma neorealista di Fausto Pirandello, Renato Guttuso, Carlo Levi. Achille Perilli (Roma 1927-Orvieto 2021) orienta, invece, la sua ricerca nella direzione dell’arte astratta. Firma nel 1947 il Manifesto di Forma 1, il movimento che nell’immediato dopoguerra professa il valore della pura forma in opposizione a ogni possibile interpretazione di natura simbolica.

Da sinistra Il balcone di Guccione e Visione globale di Perilli

Nel 1979 Guccione abbandona ogni dibattito artistico e torna vivere nella sua Sicilia. Da quel momento il mare diventa il vero protagonista della sua pittura. Confida nel 1983 al critico Giorgio Soavi: “Sono un uomo che ha bisogno di guardare il mare, con la memoria, guardarlo avendolo lì a un passo, come lo avevo certamente guardato da bambino”. La carriera di Perilli rimane invece legata all’astrazione. Nel corso degli anni il pittore abbandona l’interesse per la gestualità e la scrittura e approda a una astrazione assoluta articolata in cromatismi accesi e brillanti che vanno oltre la pura bidimensionalità, generando piani che si muovono in uno spazio senza gravità. “Se l’astrattismo di Perilli, dice Sgarbi, è programmatico, un modo di interpretare lo spazio, di risalire alla prospettiva quattrocentesca, quello di Guccione è un percorso mistico, che procede verso l’essenza …. C’è un infinito sensoriale cui dà forma Guccione e c’è un infinito della mente, concettuale, cui si applica Perilli. Averli fatti incontrare e misurare qui, è un tributo alla loro vocazione assoluta, verso la fine del tempo”.

 

Redazione

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