Arte | Kandinskij, l’anima e le forme
di Giuseppe MASSIMINI
Una grande mostra a Rovigo ripercorre tutte le tappe dell’artista russo
Palazzo Roverella a Rovigo nel corso degli anni è diventato una delle sedi espositive più autorevoli e prestigiose di grandi eventi culturali che hanno trovato ascolto e consenso .Così è stato per le mostre di “March Chagal. Anche la mia Russia mi amerà” e di “Vedere la musica. L’Arte dal simbolismo alle avanguardie”, così è per la grande mostra Kandinskij. L’opera 1900-1940, a cura di Paolo Bolpagni e Evgenia Petrova (fino al 26 giugno, catalogo Silvana Editoriale).Ogni incontro con l’opera di Kandinskij ( Mosca 1866 Neville- sur Seine 1944) è densa di una grande emozione a cui si aggiungono altre emozioni, via via, che si scopre qualcosa che ancora ci sfugge della sua vicenda artistica. Ed è del tutto comprensibile per una personalità dai mille volti che ha saputo mescolare il magico mondo del folclore popolare delle fiabe russe con una libertà espressiva interiore tra astrazione lirica e geometrica e il ritorno alla figurazione, fino alla suggestione esercitata su di lui dalla musica. Nel 1911 dall’incontro con il compositore Arnold Schònberg trae ispirazione per il ciclo Impressioni, seguito dalle Improvvisazioni e dalle Composizioni. Abbandonata la carriera universitaria nel 1986 all’età di 34 anni Kandinskij si trasferisce a Monaco, dove arriva in pieno periodo Jngendstil, per compiere gli studi artistici all’Accademia. Determinante per l’avvio alla pittura un quadro di Monet i Covoni visto a una mostra impressionista a Mosca nel 1895. Apre la rassegna una ricca collezione di disegni e oggetti del folclore russo. Articolata in 12 sezioni ripercorrere, a tutto campo, le tappe del suo percorso con 80 imprescindibili capolavori, dal 1900 al 1940, arrivati da tutto il mondo. Si prosegue con il primo Kandinskij e con il periodo di Murnau, un piccolo paese dell’alta Baviera dove va a vivere con la compagna la pittrice Gabriele Munter.
E’ l’inizio di una nuova fase che lo porterà in progressivo allontanamento dal reale. Dipinge piccoli quadri, paesaggi caratterizzati da campiture piatte e dai colori vivaci vicini alla pittura dei fauves, conosciuta in un viaggio a Parigi, e degli impressionisti. Una gita in barca, un olio su tela del 1910, apre la strada alla nascita e al trionfo dell’ astrattismo” chiamato non a rappresentare bensì a evocare sensazioni psicologiche, sonore e tattili.” Allo scoppio della guerra Kandinskij ritorna in patria. Quando torna in Germania nel 1922 viene chiamato a insegnare al Bauhaus e scrive il libro “Punto, Linea, Superficie”. A questa stagione è dedica una ricca selezione di opere portavoce di forme geometriche come il cerchio, il triangolo, le linee curve e rette con una prevalenza di cromie fredde, accumulate nella composizione con incessante forza inventiva e con una leggerezza quasi ironica che annunciano il successivo periodo francese (nel dicembre del 1933 si trasferisce con la moglie a Neuilly presso Parigi) caratterizzato da un linguaggio biomorfo vicino per alcuni versi a quello surrealista. Non mancano in mostra i dipinti di alcuni compagni di strada come l’amico Paul Klee, documenti, fotografie e libri in edizione originale. A richiamare l’attenzione il trattato “Lo spirituale nell’arte” e l’almanacco del “Der Blau Reiter” (Il cavaliere Azzurro).