LE PAGELLE | Serie A, Lazio-Empoli 2-2: il Mago ritorna, Felipe Anderson si smarrisce
di Arianna MICHETTONI (FOTO © ANTONIO FRAIOLI)
Provedel – 5.5: Mai davvero impensierito dall’offensiva toscana, eppure una prestazione molto più attenta, presente e partecipe se paragonata al recente passato. La questione concentrazione è, dopotutto, tema del giorno: lui è il primo a descriverla attenendosi alla traccia, la stessa traccia che i suoi compagni di squadra tentano di seguire. Incolpevole sul primo gol dell’Empoli, per azione imprendibile dalla difesa e imparabile dal portiere; poco colpevole sul raddoppio, per la visuale ostruita dai venti giocatori presenti in area.
Lazzari – 6: L’ammonizione macchia la sua prestazione bifase: molto buona nell’atto propositivo, con una decisa aggressione degli spazi; meno buona nella richiesta difensiva, quando la corsa prestante si trasforma in movimenti del corpo a volte scomposti – ma comunque efficaci. Diffidato, salterà Sassuolo – Lazio. (dal 70’ Hysaj – 5: Sentire nuovamente il tocco del campo sotto gli scarpini è necessario, data la sua titolarità assicurata contro il Sassuolo. Fare bene durante un minutaggio ridotto dal doppio vantaggio è facile, quasi benaugurante. Tuttavia, riesce a perdere la posizione su quello che diventerà il gol del 2-1 siglato da Caputo.)
Casale – 6: Accompagnato dalla retorica che lo attesta, in prospettiva, il miglior acquisto difensivo della Lazio. In crescita esponenziale – sia per plastica dell’intervento, che per personalità – tanto da avanzare se gli altri indietreggiano e guidare le posizioni della retroguardia. Fa ordine quando l’Empoli è in attacco, chiudendo bene gli spazi: regge il mini-assalto dall’83esimo, ma nulla può durante il crollo nei minuti di recupero.
Romagnoli – 5.5: Non è facile abituarsi alla lente di ingrandimento che magnifica ogni sua prestazione ed evidenzia, al contrario, ogni calo di rendimento. Ancor meno facile abituare all’eccellenza e poi, per una partita, fare un po’ meno della perfezione difensiva: significa esporsi al sopracciglio sollevato dell’occhio che, attraverso la lente, ingrandisce anche il cartellino giallo rimediato. Al gol dell’Empoli è tutta la difesa a non essere schierata, nella più tipica delle azioni in contropiede: la sua esperienza gli causa il rischio della critica.
Marusic – 5.5: È un ruolo tanta fatica e poca gratifica il suo, nonostante l’essenzialità della sua posizione e le doti difensive che mette a disposizione della squadra. Meno esuberante del suo contraltare, più veloce negli scarichi da difesa ad esterno. Perde la posizione su Cambiaghi, primo sulla sua traiettoria, precipitando gli eventi.
Milinkovic-Savic – 6: Coinvolto nella netta ripresa di vigoria e intenzioni di cui tutti hanno beneficiato, aumentata dalla leggerezza con cui ora può approcciare al suo ruolo a centrocampo. Sergej è parte di quel delicato equilibrio che garantisce il funzionamento dell’ingranaggio biancazzurro: un meccanismo mnemonico di difficile cambio o sostituzione, perché cadenzato con troppa precisione. Ha bisogno di Luis Alberto al suo fianco per liberare le sue fasi di gioco migliori, partecipare alla manovra e, purtroppo, vedere il suo poderoso tiro schiantarsi sul palo. Nulla può, da solo, per evitare il crollo della squadra. Ed è vero che la salita è dura, stanca e sfianca, ma il panorama che si gode dalla cima è invidiabile. Questa è la motivazione per continuare il cammino.
Cataldi – 6: Lavora nella penombra per quarantacinque minuti; alla ripresa si fa carico del centrocampo e porta ordine e compostezza nella sua zona di competenza. La sua uscita in favore di Vecino corrisponde al declino biancazzurro, poco meno di una sfortunata coincidenza. (dal 70’ Vecino – 5: entrato nella fase orribile che ad ogni partita infetta la Lazio, e se di germe si tratta non vi è cura o medicina, non tra i suoi piedi. Rompere gli equilibri sul 2-0 è un rischio che la squadra non può prendersi, eppure succede schierando un difensore maggiormente propositivo.)
Luis Alberto – 6: Abbraccio emblematico quello ricevuto dai suoi compagni, l’abbraccio che significa fare squadra, il collante che tiene uniti contro ogni critica, ogni narrativa da affascinante anti-eroe che in 100 secondi porta la Lazio in vantaggio. Un numero non può restituire il valore di un calciatore, ma il 10 indossato da Luis Alberto è l’assonanza visiva più vicina alla realtà. Rianima per 80’ una squadra priva di personalità, lui che ne possiede in abbondanza – forse pure troppe, tutte racchiuse in un’unica entità calcistica. Lascia il campo 6 minuti prima della disfatta. (dall’87’ Basic – SV)
Felipe Anderson – 5: Nel primo tempo illude con un ritrovata voglia e visione di gioco, due fondamentali che gli assicurano la differenza in campo e due aspetti che si specchiano nella solidità di tutto il reparto offensivo. Poi si perde, o – meglio e più comprensibile dal suo piano di realtà – si smarrisce. Niente più retta via per lui e per i suoi compagni, culminati nel peccato originale di un pareggio che sa di punizione divina per mancanza di fede e fiducia nei propri mezzi e nel valore della squadra.
Immobile – 5.5: Lotta su ogni pallone, porta su di sé l’attenzione del reparto difensivo toscano, tenta di liberare spazi. Invano, perché i suoi sforzi sono vanificati dalla mancanza dell’ultimo tocco, quello decisivo.
Zaccagni – 5.5: Emblema del fuori-forma biancazzurro che affligge l’intera squadra, e che è reso ancora più evidente da una prestazione opaca salvata (e nobilitata) dal gol del momentaneo 2-0. (dal 60’ Pedro – 6: Il più lucido tra i suoi, ancora una volta. Entra bene in partita, ed è qui la massima dissonanza: il suo ingresso corrisponde all’uscita metaforica degli altri. Così, mentre lui incassa i colpi, i compagni incassano il colpo.)
Sarri – 5: L’involuzione di una squadra che racimola un pareggio al sapore di amara sconfitta, lievitata durante i cambi – ingredienti sbagliati di una formazione di buona ricetta. L’equilibrio delle dosi difensive e offensive non può stare nel fraseggio o nella mancanza di amalgama tra alcuni. È ora di invertire le miscele e trovare l’ingrediente segreto, l’esaltatore di sapidità di un gruppo sciapo e di una stagione floscia.