Felice Casorati. Il concerto della pittura
Grande mostra antologica a Mamiano di Traversetolo (Parma)
di Giuseppe MASSIMINI
E’ una mostra perfetta (così come il suo catalogo, Dario Cimorelli Editore); ampia e molto bella. Ci sono tutti i quadri giusti e necessari con molti capolavori assoluti. Oltre 80 opere compongono la mostra Felice, Casorati. Il concerto della pittura ospitata, fino al 2 luglio, alla Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma). L’ antologica – a cura di Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari, Stefano Roffi – ripercorre l’intero arco della sua attività documentando ogni stagione della sua pittura dai primi anni del ‘900 al 1960. Felice Casorati (Novara 1886-Torino1963) al seguito della famiglia vive prima a Padova dove nel 1906 si laurea in giurisprudenza poi, dal 1908 al 1911, a Napoli e, dal 1911 al 1915, a Verona. Alla fine della guerra si trasferisce definitivamente a Torino divenendo subito una delle figure centrali dell’ambiente artistico torinese maturando un linguaggio pittorico fedele alle forme del realismo. A dare il benvenuto ai visitatori il Ritratto della sorella Elvira, che segna il debutto alla Biennale di Venezia del 1907, derivato dallo studio dell’antico, dai modelli raffinati e mondani del naturalismo e del simbolismo sino al confronto con Klimt e l’ambiente delle Secessioni. Dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Ca’ Pesaro, arriva Le signorine, opera cruciale del 1912, che annuncia una svolta nella sua pittura pienamente raggiunta nel primo dopoguerra quando si venne a creare il suo stile peculiare, fatto di figure immote, assorte, di un rigore quasi geometrico, evidenziate da una luce fredda e intensa. Sono degli anni venti alcuni dei suoi capolavori chiave.
In mostra, tra gli altri, Fanciulla con linoleum, Concerto e il celebre dipinto Silvana Cenni (ispirato alla Sacra conversazione di Piero della Francesca) sospesa in un’atmosfera metafisica e silenziosa. Di questo periodo colpisce un’altra tela imbattibile, Conversazione platonica, una di quelle opere che se la guardi una sola volta non la dimentichi più. In mostra anche alcuni paesaggi e un nucleo di nature morte fra le quali quelle dedicate alle uova, emblema araldico dell’arte di Casorati. Altro punto forte della rassegna, la relazione tra la pittura e la musica testimoniata da una serie di opere, tra tutte Beethoven del 1928, in prestito dal Mart (Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto) che nella cornice di un’immaginaria e ideale vicinanza tra l’artista e il collezionista Luigi Magnani pone in risalto le loro passioni comuni. A documentare l’intensa attività di Casorati, scenografo teatrale, un corpus di bozzetti di scena e costumi provenienti dal Teatro alla Scala di Milano.