Boccioni. Prima del futurismo. Un’ampia rassegna a Mamiano di Traversetolo, Parma

Boccioni. Prima del futurismo. Un’ampia rassegna a Mamiano di Traversetolo, Parma

di Giuseppe MASSIMINI

L’accostamento di volta in volta alle opere di Giovanni Segantini, Giacomo Balla, Gino Severini, Roberto Basilici, Gaetano Previati, Mario Sironi, Carlo Carrà, Giovanni Sottocornola spiega e illustra le ascendenze e i rapporti visuali e culturali che costruirono e definirono la personalità artistica di Boccioni. Suscita attenzione e altre letture la mostra Boccioni. Prima del futurismo, aperta fino al 10 dicembre alla Fondazione Magnani-Rocca a Mamiano di Traversetolo, Parma (a cura di Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Francesco Parisi e Stefano Roffi ). La mostra, composta da quasi duecento opere, tra cui spiccano alcuni capolavori assoluti dell’artista, si sofferma sulla figura del giovane Boccioni a partire dalla primissima esperienza a Roma sino agli esiti pittorici immediatamente precedenti l’elaborazione del Manifesto tecnico della pittura futurista nella primavera del 1910. Un decennio cruciale in cui Boccioni sperimenta tecniche e stili alla ricerca di un linguaggio originale e attento agli stimoli delle nascenti avanguardie. I curatori hanno voluto documentare non solo il carattere eterogeneo della produzione boccioniana, ma soprattutto ricostruire, in tre macro sezioni, gli anni della sua formazione legate a tre città: Roma, Venezia e Milano. Umberto Boccioni (Reggio Calabria 1882, Verona 1916) arriva a Roma nel 1901. Uno degli incontri decisivi, dopo il suo arrivo nella capitale, fu quello con Gino Severini. Con lui frequentò l’atelier di Giacomo Balla iniziando la sua attività di pittore in un ambito nettamente divisionista. Il periodo romano non segnò solo il progressivo avvicinamento dell’artista alla pittura, ma anche a quello dell’illustrazione commerciale che rappresentava, come prodotto artistico, una perfetta e “straordinaria espressione moderna”.

Da sinistra, Nudo di spalle (Controluce) e Il romando di una cucitrice di Umberto Boccioni

Il soggiorno veneziano di Boccioni coincide con la Biennale del 1907. La mostra si sofferma tanto sul progredire della sua pittura quanto sulla posizione estetica dell’artista rispetto a ciò che ha modo di osservare e conoscere a Venezia. Prima di lasciare Venezia visita lo studio di Alessandro Zezzos che lo avvicina al mondo dell’incisione. Una selezione di opere grafiche ricostruiscono lo sviluppo della sua attività incisoria nel periodo veneziano e successivamente in quello milanese. Ad incuriosire maggiormente il visitatore le lastre metalliche incise da Boccioni, recentemente ritrovate, ed esposte per la prima volta. Verso la fine del 1907 Boccioni arriva a Milano. Nella città lombarda si lascerà conquistare soprattutto dallo spettacolo della città moderna e dipinge una serie di quadri con vedute di periferie dall’alto. In questa ultima sezione la mostra si concentra attorno al superamento della posizione naturalista degli inizi. Una selezione di opere, dall’illustrazione al disegno sino alla pittura, tratteggia, attraverso nuclei tematici, dal paesaggio alle composizioni simboliche passando per i ritratti e le figure femminili, quello che sarà una delle fasi più interessanti della sua pittura già manifestata nei suoi scritti giovanili. Più tardi nel 1910 dopo un incontro con Carrà, Russolo e Marinetti firma il Manifesto della pittura futurista. Da questo momento la storia della sua arte coincide con quella del futurismo

Redazione

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