Roma Est, una stagione per ripartire
di Marco PICCINELLI
La società prenestina è pronta a ripartire con obiettivi rinnovati, lasciatasi alle spalle la tetra stagione appena trascorsa. «L’otto maggio abbiamo deciso di ripartire da zero, assegnando degli incarichi ben precisi all’interno della società – dichiara Cristiano Ciarambino, direttore tecnico del Roma Est – cercando di ‘lavorare oggi per costruire domani’: puntiamo a crescere e, in futuro, strutturare un settore giovanile». Per quel che riguarda la prima squadra, invece «abbiamo avuto ottime risposte nei due stages di ricerca dei giocatori, in cui si sono presentati 35 elementi, una buona base di partenza per poter strutturare una rosa competitiva per la Seconda Categoria».
«Ci tengo a dire anche una cosa – prosegue Ciarambino -: siamo in contatto con dei centri d’accoglienza qui vicino e abbiamo messo a disposizione il nostro campo (Colle del Sole nda) per eventuali partite per loro o per allenamenti. Tra l’altro, anche quando abbiamo fatto gli stage per i giocatori, abbiamo invitato i migranti ospitati nel centro e ci hanno ringraziato molto».
Il centro d’accoglienza di Via della Riserva Nuova a Villaggio Prenestino, infatti, è uno dei più grandi di Roma: «siamo intenzionati – continua il direttore tecnico – ad instaurare un rapporto che ci possa far tesserare anche alcuni giocatori del centro, qualora ci fosse la possibilità».
Alessandro Bianchi, l’allenatore, fa eco a Ciarambino: «Questa società è nata tra varie difficoltà e l’anno scorso abbiamo avuto una brutta delusione, la retrocessione, a causa di una squadra molto giovane e poco pronta per affrontare un campionato di Seconda Categoria. Nonostante tutto abbiamo sempre fatto il nostro, nei limiti delle possibilità e sia il Direttore Tecnico che il Presidente mi hanno coinvolto nella nuova stagione».
«In queste categorie non c’è solo la vittoria, in ogni caso – conclude l’allenatore – si deve anche crescere di giorno in giorno e progredire come squadra: abbiamo rinnovato il parco giocatori per l’80% e le prospettive ci sono. C’è da lavorare, insomma».