Dürer Mater et Melancholia. Al Mart di Rovereto una mostra da non perdere

Dürer Mater et Melancholia. Al Mart di Rovereto una mostra da non perdere

di Giuseppe MASSIMINI

La celebre Madonna col Bambino, uno dei capolavori assoluti di Albrecht Dürer, eseguito alla fine del XV secolo, nel corso di uno dei noti viaggi di formazione in Italia e proveniente dalla Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo, dà il benvenuto alla mostra Dürer Mater et Melancholia, aperta fino al 3 marzo al Mart di Rovereto. La mostra, nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e a cura di Daniela Ferrari e di Stefano Roffi, ruota attorno a due tematiche universali, la maternità e la melanconia che hanno da sempre appassionato filosofi, artisti, teologi, scrittori, medici e pensatori. Articolata in cinque sezioni tematiche, allinea un gran numero di opere di arte antica moderna e contemporanea provenienti da diverse collezioni e istituzioni pubbliche e private e una selezione di incisioni di Dürer tra le quali spicca Melencolia I, senza dubbio la più conosciuta tra le incisioni del maestro tedesco, e da sempre oggetto di interpretazioni per via dei numerosi riferimenti simbolici, come la clessidra, la bilancia, il quadrato magico, il compasso e il noto poliedro con due punte troncate. Nella prima sezione della mostra, “Maternità”, da controcanto alla Madonna col Bambino di Dürer, spicca Madonna col Bambino in trono, proveniente dal Castello del Buonconsiglio di Trento, eseguita nella seconda metà del XV secolo da un non meglio identificato scultore sudtilorese. In dialogo con queste due splendide maternità i lavori di Giovanni Segantini, Max Klinger, Medardo Rosso e Adolfo Wildt.

Da sinistra Maternità di Gino Severini, Madonna col bambino di Dürer e Madonna col bambino in trono di Scultore sudtirolese

E tra le altre icone che hanno segnate la storia dell’arte del Novecento italiano Gino Severini, Umberto Boccioni e Lucio Fontana. Il percorso prosegue con le diverse declinazioni che hanno delineato, in modo differenti, il tema della malinconia. Si rimane subito colpiti dalle incisioni di Dürer messi in relazione con l’opera seicentesca di Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto e con i lavori di Achille Funi, Mario Sironi, Giorgio de Chirico, Giovanni Colacicchi e Arturo Martini. Nella sezione, “Malinconie della stanza e della partenza”, incontriamo Alberto Savinio, Felice Casorati, Emanuele Cavalli. E ancora Giorgio de Chirico e Wild. Le opere di Lino Frongia, Carlo Maria Mariani, Fabrizio Clerici, Carlo Guarienti e di Stanislao Lippi incorniciano la sezione “Malinconia dell’artista”. Il percorso si chiude con la sezione dedicata alle “Opere al nero”. Qui le incisioni di Dürer dialogano con quelle straordinarie di Rembrand e due ammirevoli incisioni di Giorgio Morandi, Natura morta con pane e limone del 1921 e Grande natura morta scura, del 1934, “opera al nero” per eccellenza, dove il buio prevale sulla luce.

Redazione

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