Burkini in spiaggia: a chi dare ragione riguardo la polemica dell’estate?
di Domenico CAMPIONE
Il burkini indossato dalle donne musulmane sulle spiagge francesi é il refrain di quest’estate e, anche dopo il doloroso terremoto di Amatrice, fa capolino negli articoli di stampa. Recentemente il Consiglio di Stato d’Oltralpe ha sentenziato che il divieto del burkini rappresenta ” una violazione grave e evidentemente illegale di alcune libertà fondamentali, la libertà di movimento, di coscienza e la libertà personale ” accogliendo il ricorso della Lega dei diritti umani e del Collettivo contro l’islamofobia in Francia. Le polemiche non sono destinate a fermarsi ed investono il tema dell’integrazione da una prospettiva solo apparentemente balneare. A chi dare ragione ? A quelli che rifiutano l’esibizione di forme, rappresentazioni o qualsivoglia simbolo religioso in luoghi pubblici come le spiagge dove le donne musulmane sono invitate a togliersi il particolare costume da bagno, oppure a coloro che difendono, sulla scorta del Consiglio di Stato francese, la libertà personale di esprimere, anche con l’abbigliamento, la propria religione e cultura? I primi – per la stessa ragione che obbliga le donne occidentali a indossare il velo nei paesi arabi – non hanno in verità tutti i torti. Così come hanno ragione anche i secondi, poiché ognuno è libero di vestirsi come vuole, nel rispetto dell’ordinato vivere sociale: anche noi abbiamo le suore che al mare, tranne i piedi nudi sul bagnasciuga, sono vestite di tutto punto. La verità è che se limitiamo la disputa al burkini non si cava un ragno dal buco. Ognuno ha dei buoni motivi per sostenere la propria tesi. Se invece ci domandassimo fino a che punto noi europei siamo disposti a rapportarci e ad integraci con altri modi di interpretare l’esistenza, forse riusciremmo a delineare la risposta giusta. Si tratta di aprire un varco nel nostro sistema di credenze per dare spazio di riflessione ad altri valori che investono pienamente il modo di pensare e di agire, le scelte ed i fini di ciascun individuo. Siamo preparati al confronto ? Siamo pronti ad accettare le moschee accanto ai campanili ? A convivere con comunità dove il ruolo degli uomini, delle donne e della famiglia è diverso dal nostro ? Siamo pronti a coabitare con gruppi sociali che condannano alcuni esiti dello sviluppo dell’Occidente che, sebbene discutibili , sono oramai accettati in gran parte degli Stati, come i matrimoni e le adozioni da parte di coppie gay ? Se siamo capaci di rispondere a tale domanda possiamo senz’altro meglio valutare la correttezza o meno del divieto opposto al burkini dai sindaci francesi.